A spasso per il Tifata
La
scalata al
monte Tifata
é sempre stata un motivo di orgoglio. L'imponenza della montagna e
il percorso
non privo di difficoltà e di fatica rendono emozionante ogni
partenza e appagante ogni ritorno.
Agli abitanti di
San Prisco
che non possono esibire quell' io ci sono stato, quando si
racconta la bellezza paesaggistica dei due versanti, l'aria fine e
salubre, i resti archeologici, la natura incontaminata, il senso di
pace per l'assenza dei rumori della civiltà, mi piace suggerire
alcuni itinerari e osservazioni, frutto di un frequente girovagare
per le nostre colline. Una tappa quasi obbligata e fulcro di ogni
escursione
é la località
"Bersaglio",
demanio comunale, un tempo poligono di tiro
per esercitazioni
militari, attualmente oggetto di rimboschimento e di recupero
ambientale. Vi si giunge percorrendo la strada che passa a fianco
del cimitero
di San Prisco e proseguendo fino all'altezza della
masseria Schettini, per una strada alquanto stretta. In alternativa
si può prendere la strada che porta alla cava Statuto, esempio
eclatante di dissesto ambientale, e imboccare la strada all’altezza
dei serbatoi dell'acquedotto della Campania Occidentale che porta
alla Masseria Schettini. In entrambi i percorsi sono in bella
evidenza cumuli di rifiuti, significativo esempio di inciviltà e di
incuria.
Dall’incrocio presso la Masseria Schettini si prosegue per una
strada rurale, piuttosto stretta ma ancora in buone condizioni, e si
arriva in località
"Bersaglio",
dove si apprezza meglio l'imponenza del
monte Tifata
e si riscontra una più diversificata vegetazione che ha nella
ginestra e nel mirto la più ampia rappresentanza. Proseguendo verso
est si può seguire un piccolo sentiero, adiacente un bosco di
roverelle (un tipo di quercia), che si inerpica lungo una gola
incrociando verdi terrazzi, fino a giungere sul pianoro chiamato
"Montanina", un tempo meta di scampagnate il giorno di pasquetta.
Attraversando il pianoro si giunge alla punta della collina "Croce
Santa" (m. 291), a strapiombo sulla cava Statuto, dove un tempo era
collocata una grande statua in marmo della
Madonna
e dove si può osservare l'ormai esiguo diaframma di calcare che
divide la cava Statuto dalla cava Iodice, ancora attiva. Da qui si
ha una buona
vista della cittadina di
San Prisco e
particolarmente suggestivo è lo sparo dei fuochi d'artificio in
onore di S.Ciro il giorno di pasquetta. Un comodo sentiero
pianeggiante diretto a nord, conduce attraverso un piccolo bosco di
pini alle pendice del monte Sommacco (m.392) dove il sentiero si
stringe e comincia a salire. Proseguendo
si aggira la cima del monte Marmolelle
(m. 411) e ci si inoltra in un fitto bosco di lecci
(un tipo di quercia sempreverde) che popolano tutto il versante
settentrionale del Tifata.
Si esce
dal bosco per proseguire lungo il crinale fino alla cima del monte
Tifata
(m. 603). Qui si ammira un panorama incantevole: a nord, le
piane di S. Vito e della Fagianeria attraversate dalle sinuose anse
del fiume Volturno; a sud l'intera pianura di Terra di Lavoro con,
in lontananza, il Vesuvio, Monte Faito e le isole di Capri e Ischia.
L'aria É frizzante e penetra agevolmente nei polmoni; in lontananza
si intravedono veicoli in movimento ma non se ne percepisce il
rumore; si sente distintamente il profumo di menta, di salvia e di
origano ed è possibile scorgere ramarri
(grandi lucertole verdi) e macaoni (bellissime farfalle di grosse
dimensioni di colore giallo-nero e con due cerchi rossi alla base
delle ali).
Antichi
resti di imponenti mura di fortificazione testimoniano la posizione
altamente strategica di questo sito. Vale la pena proseguire per
poche centinaia di metri e visitare i resti della
cappella
di S. Nicola, probabilmente
sorta sulla cappella di S. Agata, la Santa eremita che aveva elevato
il monte Tifata a luogo di preghiera e meditazione.
Il più agevole ritorno si presta ad una più attenta osservazione
della vegetazione,
della fauna e del paesaggio.
A chi
non intende cimentarsi con le difficoltà del percorso (di livello
medio), si consiglia un itinerario alternativo, di carattere
storico, archeologico, naturalistico: partendo sempre dall'ex
poligono di tiro, si sale all'esterno lungo la recinzione dell'area
rimboschita; dopo 200-300 metri si devia verso ovest e, in
corrispondenza di un
piccolo tumulo, si può osservare una struttura
a forma ellittica, probabilmente
edificio di una villa
romana dell'età imperiale,
come testimoniano alcuni anfratti sparsi intorno, la struttura delle
pareti ad "opus reticulatum", pezzi di mosaico e alcune cisterne
nelle vicinanze col tipico intonaco a cocciopesto, una malta
impermeabilizzante composta da gesso e piccoli frammenti di
terracotta. Del resto non è difficile immaginare che le pendici
meridionali del monte Tifata costituissero la zona
residenziale di
una città romana come Capua (l'attuale S. Maria C.V.), per
estensione quattro volte più grande di Pompei e sicuramente molto
più ricca. Proseguendo verso ovest si sale attraversando un canalone
scavato dalle acque piovane.
Si arriva sopra un pianoro dove si
possono ammirare i
resti di antiche
fortificazioni militari che
dominano tutta la pianura sottostante. Qui, come racconta Tito Livio,
Annibale insediò gli accampamenti prima dell'assedio di Capua.
L'assedio non avvenne perché la città si assoggettò senza
combattere.
Proseguendo sempre verso ovest ma in discesa, si possono incontrare
delle grotte naturali, evidente esempio di fenomeni carsici, dove é
possibile scorgere delle formazioni di stalattiti e stalagmiti.
All'altezza della recinzione dell’ex tenuta Schiavone, in una antica
cava di pietra, scavata nella parete della roccia, si può ammirare
una bellissima
edicola funeraria
che un liberto (schiavo alienato) commissionò in onore dell'antico
signore, probabilmente un alto magistrato di Capua di nome Caio
Vezio Felice. Si tratta di un monumento tra i più belli e suggestivi
per la sua semplicità ed eleganza.
Sulla
via del ritorno, nei pressi della masseria del Colonnello,
all'interno dell’ex tenuta Schiavone, si intravede un
edificio monumentale,
probabile tomba di un'alta carica militare. Il ritorno in località
"Bersaglio" avviene per un sentiero agevole e
pianeggiante.
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