SAN
PRISCO 1897,
COSTITUZIONE DELLA PRIMA
CASSA RURALE CATTOLICA
DELLA PROVINCIA
di Luigi
Russo
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Introduzione
L’avvenimento
mise in evidenza San Prisco come prima realtà comunale della
provincia di Terra di Lavoro dove si costituì una Cassa rurale
cattolica.
Le prime casse
rurali si erano diffuse nel nord-est della penisola (la maggior
parte di esse erano localizzate nel Veneto), negli anni seguenti
si erano estese alla Lombardia, al Piemonte, all’Emilia sino
alla Sicilia e alle altre regioni meridionali. Nel 1897 se ne
contavano 904, quasi tutte concentrate nelle regioni
settentrionali.
La loro
nascita fu la risposta dei movimenti cattolico-sociali,
costituitisi in seguito alla diffusione della “dottrina sociale
della Chiesa” che seguì la pubblicazione dell’enciclica Rerum
Novarum1 del 15 maggio 1891 dal papa Leone XIII2,
alle esigenze di crescita morale ed economica della società.
Gli ispiratori
dell’iniziativa furono il cardinale Alfonso Capecelatro e il
sacerdote Luigi Peccerillo, ma l’uomo che rese possibile
l’istituzione della Cassa rurale cattolica fu senz’altro il
cavaliere Antonio d’Ayala Valva, personaggio nato a Napoli e
residente in San Prisco, che ricoprì anche la carica di sindaco
per diversi anni agli inizi del XX secolo. Questi fornì parte
della sua abitazione come sede dell’attività, mise a
disposizione se stesso e i suoi numerosi contatti con personaggi
influenti per rendere possibile l’istituzione e i primi passi
della Cassa.
Il presente articolo
costituisce un approfondimento dell’argomento, soltanto
accennato nella pubblicazione San Prisco, da borgo rurale a
città: due millenni di storia locale, nella quale il
sottoscritto affermava erroneamente che la Cassa Rurale
cattolica fu costituita nel 1912.
In seguito ad un
approfondimento delle fonti bibliografiche sulla tematica e
successivamente anche delle fonti archivistiche conservate
nell’Archivio di Stato di Caserta, ho potuto constatare che la
sua istituzione risale invece al 1897 e che fu la prima della
Provincia. Mi è sembrato quindi doveroso rettificare la
precedente notizia ed evidenziare il ruolo propulsivo a livello
provinciale e campano che svolse la Cassa Rurale cattolica del
Comune di San Prisco.
Note sulla sua
istituzione
La prima cassa
rurale cattolica nella provincia di Caserta, seconda in Campania
(la prima era stata fondata nel 1895 ad opera del barone Luigi
De Meis a Castellammare di Stabia), fu istituita dunque in San
Prisco ad opera del sacerdote Luigi Peccerillo, del cavaliere
Antonio d’Ayala Valva3 e di un gruppo di cittadini di
San Prisco, ma il vero ispiratore dell’opera benefica fu il
cardinale Alfonso Capecelatro4, arcivescovo di Capua.
Il Capecelatro,
dopo la pubblicazione della Rerum Novarum, fu «tra i più
solerti assertori della necessità che il clero si assumesse il
compito di un sempre più ampio proselitismo sociale»
La funzione
delle casse rurali era quella di fornire credito alla
popolazione ad un interesse inferiore di almeno un punto
(percentuale) rispetto a quello delle banche popolari.
Molti
sacerdoti furono fra gli ideatori e sottoscrittori delle casse
rurali per far fronte alle necessità di operai e contadini,
rispondendo concretamente agli attacchi della propaganda
socialista.
Il suddetto
gruppo di cittadini in data 7 marzo 1797 si recarono
nell’abitazione del cavaliere d’Ayala Valva e, alla presenza del
notaio sanprischese Pasquale di Monaco e di due testimoni5,
formarono l’atto costitutivo della Società cooperativa
denominata Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti di
San Prisco. Nel documento fu ribadito che lo scopo primario
della società era quello di «migliorare la condizione morale e
materiale dei suoi soci, fornendo loro il denaro a ciò
necessario, nei modi determinati dallo statuto.»
Lo statuto,
nella prima parte, precisava ancora meglio l’ispirazione dei
costituenti: «La società ha per iscopo il miglioramento
religioso, morale ed economico dei suoi soci mediante atti
commerciali escluso qualsiasi fine politico.»
I suoi soci
dovevano essere giuridicamente capaci, di religione cattolica e
offrire «garanzia di onestà e moralità individuale …»
Il d’Ayala
Valva fu incaricato di preoccuparsi di svolgere tutte le
pratiche legali per ottenere le autorizzazioni e l’iscrizione
della società presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e
di convocare successivamente un’assemblea generale dei soci per
stabilire le cariche sociali della società.
Dopo aver
svolto i predetti compiti, in data 12 giugno 1897 il cavaliere
d’Ayala Valva convocò l’assemblea dei soci nella sua abitazione
di via Costantinopoli nr. 1 e in tale occasione comunicò: di
aver svolto tutte le incombenze affidatigli dai soci e di aver
deciso di concedere temporaneamente parte della sua abitazione
come sede della Cassa. In tale sede si svolsero poi le elezioni
per le cariche sociali e i risultati furono i seguenti: per la
carica di presidente: Monaco Francesco; come consiglieri:
cavaliere Antonio d’Ayala Valva, il sacerdote Luigi Peccerillo,
Merola Ciro di Pasquale, Merola Pasquale di Paolo e Monaco
Salvatore di Prisco; sindaci: Francesco Minzione fu Carlo,
Filippo Calmieri fu Biagio, Felice Iannotta fu Gabriele;
supplenti: Costantino Monaco fu Andrea e Raffaele Merola di
Antonio; infine per la carica di cassiere e contabile fu
nominato il cavaliere Antonio d’Ayala Valva.
Nell’ambito
della medesima assemblea si decise all’unanimità che la società
per l’esercizio in corso non andasse oltre 2000 lire per i
prestiti passivi e che il massimo fido da concedere ad ogni
socio fosse di 30 lire, che in casi eccezionali potevano
aumentarsi a 50 lire.
Negli anni
seguenti il numero dei soci crebbe e le assemblee generali si
tennero nella Cappella della Congregazione dei Morti nella
Chiesa parrocchiale. Nel 1898 i soci erano 86, nel 1899
aumentarono a 94 e nel 1901 raggiunsero i 109; negli anni
seguenti crebbero di poche unità.
Il presidente
fino al 1901 fu Francesco Monaco e nell’assemblea del 23 marzo
1902, in seguito alle sue dimissioni, fu nominato il cavaliere
Antonio d’Ayala Valva.
Nell’ambito
della predetta assemblea fu proposto dal nuovo presidente di
concedere prestiti anche ai non soci, a patto che possedessero i
requisiti di moralità previsti dallo statuto, fino ad un massimo
di 30 lire. I soci accolsero con favore tale proposta
promuovendo una modifica dello statuto.
I presidenti
Francesco Monaco e Antonio d’Ayala Valva affermarono nei loro
discorsi alle assemblee che le condizioni erano soddisfacenti ed
erano incoraggianti per proseguire quest’importante attività.
ELENCO DEI
SOCI FONDATORI
Peccerillo
Luigi fu Baldassarre, sacerdote, economo sostituto della Chiesa
parrocchiale;
D’Ayala Valva
Antonio di Matteo, cavaliere nato a Napoli e dimorante in San
Prisco;
Iannotta
Felice fu Gabriele, colono proprietario, nato e domiciliato in
San Prisco;
Palmieri
Filippo di Biagio, colono proprietario, nato e domiciliato in
San Prisco;
Monaco
Costantino fu Andrea, colono proprietario, nato e domiciliato in
San Prisco;
Monaco
Salvatore fu Prisco, colono proprietario, nato e domiciliato in
San Prisco;
Merola
Pasquale di Paolo, nato e domiciliato in San Prisco;
Mincione
Francesco fu Carlo, proprietario, nato e domiciliato in San
Prisco;
Merola
Raffaele di Antonio, proprietario, nato e domiciliato in San
Prisco;
Merola Ciro fu
Angelo, proprietario, nato in Curti e domiciliato in San Prisco;
Finelli
Gaetano, proprietario nato in Santa Maria C. V. e domiciliato in
San Prisco.
NOTE
1. La Rerum
Novarum è il documento dal quale tradizionalmente si collega
l’inizio della dottrina sociale cattolica. In esso Leone XIII
manteneva ancora l’impostazione antisocialista dei suoi
predecessori, ma per la prima volta era sviluppata un’articolata
analisi sulla condizione operaia nella società moderna e sulle
possibili soluzioni dei relativi problemi. Leone XIII auspicava
una possibile ricomposizione della conflittualità tra le classi,
da attuare anche attraverso la nascita di associazioni
professionali miste di padroni e operai. Notevole fu il suo
impatto e gli sviluppi sul piano delle associazioni cattoliche,
che interpretarono in chiave operativa le direttive
dell’enciclica.
2. Papa Leone
XIII era nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci a
Carpineto Romano il 2 marzo 1810 ed era divenuto il 256° vescovo
di Roma dal 1878. Egli è ricordato come il papa delle
encicliche, ne scrisse infatti 86. Si adoperò per superare
l’isolamento dello Stato Pontificio, convinto che fra i compiti
della Chiesa rientrasse anche l’attività pastorale in campo
socio-politico. Morì a Roma il 20 luglio 1903.
3. Antonio
d’Ayala Valva, figlio del cavaliere Matteo, era nato a Napoli
nel 1859 ed stato allievo del Nobile Collegio Mondragone di Roma
nel 1865. Egli apparteneva alla famiglia dei marchesi d’Ayala
Valva e abitò nel Comune di San Prisco in Via Costantinopoli nr.
1. Era parente di Caterina d’Ayala Valva, suocera di Gennaro del
Balzo dei duchi di Presenzano, da secoli legati a San Prisco.
Probabilmente il d’Ayala Valva si era stabilito in Prisco
proprio perché era legato ai del Balzo, che avevano da secoli
possedimenti in detto Comune. In seguito il d’Ayala Valva fu più
volte sindaco di San Prisco negli anni 1904, 1905-1910 e
1914-1916.
4. Alfonso
Capecelatro, dei duchi di Castelpagano, era nato a Marsiglia il
5 febbraio 1824. Il padre era esule in tale città per aver
parteggiato per il Murat. Alla morte del fratello primogenito
portò anch’egli il titolo di duca di Castelpagano. Nel 1840 fu
ordinato sacerdote; divenne poi sovrintendente della chiesa dei
Girolamini. Nel 1879 il Papa Leone XIII lo chiamò in Vaticano
come vice bibliotecario e l’anno seguente lo nominò arcivescovo
di Capua. Nel luglio del 1885 fu nominato cardinale e morì a
Capua il 14 novembre 1912. Egli si pregiò dell’amicizia di
Fogazzaro, Manzoni, Tommaseo, Tosti, Bernardi e tanti altri. Fu
socio di molte accademie e apprezzato studioso e scrittore. Fra
le sue tantissime opere ricordiamo: la Storia di Santa
Caterina da Siena e del Papato del suo tempo (1856);
Newman e la Religione Cattolica in Inghilterra (1859);
Storia di San Damiano e del suo tempo (1887); La vita di
S. Filippo Neri (1889-91); La vita di sant’Alfonso Maria
del Liguori (1893); La vita del p. Lodovico da Casoria
(1893); Compendio della vita di Gesù Cristo (1896);
Commemorazione di d. Luigi Tosti abate Cassinese (1898);
Novena a San Prisco Martire primo Vescovo di Capua (1901);
La dottrina Cattolica in tre libri (1901); Problemi
moderni (1904); I miei 25 anni d’Episcopato (1905) e
tantissime altre opere storiche e religiose.
5. I testimoni
presenti alla stipula dell’atto in data 7 marzo 1897 furono:
Bartolomeo Valenziano fu Francesco, maestro elementare, e
Giovanni Russo fu Agostino, barbiere, entrambi di San Prisco in
AS Ce, Atti del notaio Pasquale di Monaco, a. 1897.
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI:
San Prisco, da
borgo rurale a città: due millenni di storia locale,
a cura dell’Associazione Storia Locale San Prisco, San Prisco
2006.
I tempi della
Rerum Novarum,
a cura di G. De Rosa, Roma 2003.
G. Camadini,
La Rerum Novarum e il Movimento cattolico italiano,
Brescia 1995.
G. M. Viscardi,
La Rerum Novarum in Campania, in I tempi della Rerum
Novarum, cit.
Rerum Novarum
in Campania
(1891-1913), in «Campania Sacra», 1995.
A. Capecelatro,
Problemi moderni, Roma 1904.
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