Grande
successo ha avuto la 1^ passeggiata sul Tifata, “Alla
scoperta del Monte di Giove”’promossa dalla
Associazione che ha visto la partecipazione di circa 70
persone che, armate di zaino e viveri, si sono
inerpicate per i sentieri del Tifata, salendo fino al
Tempio di Giove, sito archeologico di epoca romana posto
a 526 metri sul livello del mare, in prossimità
della cima del Tifata.
Giunti al tempio, grazie
alla collaborazione oramai instaurata dalla Associazione
con il Gruppo Archeologico Gualtieri di Caserta, i
presenti hanno ascoltato le archeologhe del Gruppo, che
hanno ampiamente illustrato il sito.
Successivamente molti
hanno proseguito per la cima del Tifata.
Le sensazioni provate
sono le stesse descritte dai compianti Franco Monaco ed
Alfonso Rosmino e già pubblicate su questo sito e che ci
piace ricordare in calce a queste note.
L’associazione ringrazia
tutti i partecipanti; da segnalare la presenza di una
rappresentanza della locale AGESCI.
Si ringrazia in
particolare la Protezione Civile di San Prisco, che ha
assicurato il servizio per tutta la giornata e per tutto
il percorso.
Si ringrazia
l’Amministrazione Comunale della città di San Prisco per
il patrocinio ed, in particolare, l’assessore Monaco,
per la collaborazione fornita, ed il Sindaco Prof.
Antonio Siero per la presenza.
Un cenno particolare
meritano i giovanissimi Antonio Carrillo, Davide e
Prisco Monaco e Simona Rosmino.
A
spasso per il Tifata
La
scalata al
monte Tifata é sempre stata un motivo di
orgoglio. L'imponenza della montagna e
il percorso non privo di difficoltà e di
fatica rendono emozionante ogni partenza e appagante
ogni ritorno.
Agli abitanti di
San Prisco che non possono esibire quell'
io ci sono stato, quando si racconta la bellezza
paesaggistica dei due versanti, l'aria fine e salubre, i
resti archeologici, la natura incontaminata, il senso di
pace per l'assenza dei rumori della civiltà, mi piace
suggerire alcuni itinerari e osservazioni, frutto di un
frequente girovagare per le nostre colline. Una tappa
quasi obbligata e fulcro di ogni escursione é la
località
"Bersaglio", demanio comunale, un tempo
poligono di tiro per esercitazioni militari, attualmente
oggetto di rimboschimento e di recupero ambientale. Vi
si giunge percorrendo la strada che passa a fianco del
cimitero di San Prisco e proseguendo fino all'altezza
della masseria Schettini, per una strada alquanto
stretta. In alternativa si può prendere la strada che
porta alla cava Statuto, esempio eclatante di dissesto
ambientale, e imboccare la strada all’altezza dei
serbatoi dell'acquedotto della Campania Occidentale che
porta alla Masseria Schettini. In entrambi i percorsi
sono in bella evidenza cumuli di rifiuti, significativo
esempio di inciviltà e di incuria.
Dall’incrocio presso la Masseria Schettini si prosegue
per una strada rurale, piuttosto stretta ma ancora in
buone condizioni, e si arriva in località
"Bersaglio", dove si apprezza meglio
l'imponenza del
monte Tifata e si riscontra una più
diversificata vegetazione che ha nella ginestra e nel
mirto la più ampia rappresentanza. Proseguendo verso est
si può seguire un piccolo sentiero, adiacente un bosco
di roverelle (un tipo di quercia), che si inerpica lungo
una gola incrociando verdi terrazzi, fino a giungere sul
pianoro chiamato "Montanina", un tempo meta di
scampagnate il giorno di pasquetta.
Attraversando il pianoro si giunge alla punta della
collina "Croce Santa" (m. 291), a strapiombo sulla cava
Statuto, dove un tempo era collocata una grande statua
in marmo della
Madonna e dove si può osservare l'ormai
esiguo diaframma di calcare che divide la cava Statuto
dalla cava Iodice, ancora attiva. Da qui si ha una buona
vista della cittadina di San Prisco e
particolarmente suggestivo è lo sparo dei fuochi
d'artificio in onore di S.Ciro il giorno di pasquetta.
Un comodo sentiero pianeggiante diretto a nord, conduce
attraverso un piccolo bosco di pini alle pendice del
monte Sommacco (m.392) dove il sentiero si stringe e
comincia a salire. Proseguendo si aggira la cima del
monte Marmolelle (m. 411) e ci si inoltra in un fitto
bosco di lecci (un tipo di quercia sempreverde) che
popolano tutto il versante settentrionale del Tifata.
Si
esce dal bosco per proseguire lungo il crinale fino alla
cima del monte Tifata (m. 603). Qui si ammira un
panorama incantevole: a nord, le piane di S. Vito e
della Fagianeria attraversate dalle sinuose anse del
fiume Volturno; a sud l'intera pianura di Terra di
Lavoro con, in lontananza, il Vesuvio, Monte Faito e le
isole di Capri e Ischia.
L'aria é frizzante e penetra agevolmente nei polmoni; in
lontananza si intravedono veicoli in movimento ma non se
ne percepisce il rumore; si sente distintamente il
profumo di menta, di salvia e di origano ed è possibile
scorgere ramarri (grandi lucertole verdi) e macaoni
(bellissime farfalle di grosse dimensioni di colore
giallo-nero e con due cerchi rossi alla base delle ali).
Antichi resti di imponenti mura di fortificazione
testimoniano la posizione altamente strategica di questo
sito. Vale la pena proseguire per poche centinaia di
metri e visitare i resti della
cappella di S. Nicola, probabilmente sorta
sulla cappella di S. Agata, la Santa eremita che aveva
elevato il monte Tifata a luogo di preghiera e
meditazione.
Il
più agevole ritorno si presta ad una più attenta
osservazione della vegetazione, della fauna e del
paesaggio.
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