Nei pochi momenti di relax totale e di
tregua dai libri, raramente dedico la mia “libertà provvisoria” al
computer e ad internet. Un pomeriggio, però, quella “finestra sul
mondo” mi ha convinto, e tra un motore di ricerca e un altro, i miei
occhi stanchi d’improvviso hanno incrociato i pensieri di uno
scrittore, le cui origini collegano due località diverse e lontane,
creando un ponte tra Lucca e il mio paese, San Prisco.
Bartolomeo Di Monaco ha alle spalle
tanti romanzi e quasi in tutti traspare l’importanza della memoria
del passato e della proiezione verso il futuro, diventando,
attraverso la loro unione il denominatore comune per le sue storie.
Le esperienze interiori della sua vita
hanno disegnato mano a mano i molti racconti nei quali è possibile
cogliere la velleità di acquisire uno stile proprio, modellato
secondo le caratteristiche della amata toscanità. Lucca fa da sfondo
alle sue opere, avvolgendole con la sua bellezza incontrastata, ma
tuttavia esiste un forte legame con il suo paese d’origine. Un
inscindibile vincolo, trasformato in un omaggio reso a San Prisco.
Racconta la nostalgia dei genitori verso la propria terra, e il
potere di questa nel renderli allegri quando finalmente li ospitava
durante le vacanze estive o per le grandi feste di paese nel mese di
Settembre. Dopo un viaggio estenuante in terza classe, il solitario
treno arrivava alla stazione di S.Maria Capua Vetere prima che una
carrozzella li conducesse in paese. Descrive minuziosamente la festa
patronale: l’illuminazione, la folla, le bellissime ragazze del sud,
la piazza gremita ad ascoltare un cantante e l’affitto delle sedie
di paglia.
Dai racconti dei parenti immagina sua
madre da giovane: bella, molto corteggiata e china a cucire, in
gruppo, sull’aia della sua casa. Era una abitazione tipicamente
meridionale che si apriva su un grande cortile condiviso con altre
famiglie numerose.
Non conoscevo prima di allora questo
scrittore, mio compaesano e d’istinto ho inviato una mail (www.bartolomeodimonaco.it).
Da quel momento è nata una corrispondenza attraverso la quale ho
avuto la possibilità di leggere alcuni dei suoi romanzi. “La
Scampanata”, “Celeste”, “ Caro papà, caro figlio”. Quest’ultimo
racconta di un padre che non ha più notizie di un figlio da tempo,
ma un giorno uno sconosciuto gli si presenta con un ragazzo, Anthony,
rivelandogli che è suo nipote. In una lettera il figlio gli chiede
aiuto per guarire il ragazzo da una malattia e di educarlo. Sarà
l’occasione, attraverso il nipote, di riprendere il contatto con
quel figlio che credeva perduto. Lo faranno con un epistolario e
nascerà tra di loro un rapporto delicato e profondo. Questo romanzo
per la ricchezza di dialoghi potrebbe diventare oggetto di
sceneggiatura cinematografica.
Claudia Monaco
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