SAN PRISCO.NET: IL PORTALE DEL NOSTRO PAESE APERTO A TUTTE LE PERSONE ED ASSOCIAZIONI DISPONIBILI AD ATTIVITA' ESCLUSIVAMENTE CULTURALI

 

Cultura

» Archeologia

» Storia

» Curiosità

» Tradizioni

» Personaggi Storici

 

Angolo del Parnaso

» Artisti
» Mostre virtuali

Galleria Foto

» Album dei ricordi
» San Prisco oggi
 
Sanprischesi nel mondo
» Gli emigrati
 
Eventi
» Gli eventi
   
Istituzioni
» Il Comune
» Polizia Locale
» Protezione Civile
   
Fede e Spiritualità
» S.Prisco e S.Matrona
» S.Maria di Costantinopoli
» Il comitato feste

» Le congreghe

» Elenco Vescovi di Capua

 
Associazioni
» Gruppo Scout
"San Prisco 1"
 
Sport
» Tifata Boxe
"Prisco Perugino"
 
Enogastronomia
>>Vini e ricette

>>Tour Enologici

>>Educazione Alimentare

>>Fatti e Misfatti

>>Libri

>>Filo diretto

>>Personaggi

 

Libera la tua Fantasia

 

>>Storie e Racconti

 

>> Poesie

 

>> Pensieri

 

 
Servizi

>>Numeri Utili

>>Farmacie

>>Studi Medici

>>Meteo

>>Certificati

>>Cod.Fiscale

>>Orari Treni

 

Cronologia di un Secolo

>>Accadeva a San Prisco

 

>>Accadeva in Italia e nel Mondo

 

Tempo Libero

>>Oroscopo

>>Santo del Giorno

>>Trova Cinema

>>Programmi Tv

>>Musica

>>Blog

 
I NOSTRI SPECIALI

 

>> Estate

>> Inverno

 

 
Dedicato a ....

» Franco Monaco

» Alfonso Rosmino

» Vincenzo Cardella

 

STATISTICHE VISITE

 Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile

 

L’ULTIMO DEI ROMANTICI DEL CHIANTI CLASSICO 

Il comune è Greve in Chianti (FI), la frazione è Passo dei Pecorai, il locale si chiama “Ristorante Albergo da Omero”. E’ quì, nel cuore del Chianti Classico, in questo splendido ed ancora naturale angolo di Toscana, che ci siamo incontrati e scontrati con uno degli ultimi sostenitori della purezza della vinificazione del vero, unico ed inconfodibile Chianti classico. Il Lando furioso, così ci piace chiamarlo, al secolo Casprini Lando; furioso contro i mercanti del tempio che con le loro barrique, i loro lieviti, le loro sofisticate pratiche di cantina, hanno omologato il gusto ed il sapore di quel capolavoro enologico che risponde al nome di Chianti. Già al primo incontro, traspare dal personaggio, perché quest’è il Lando, tutta la forza, l’arguzia, e la passionalità del toscanaccio vero e puro. Di età indefinita, tra i 60 e 70 anni, il fisico del gaudente provato da tante fatiche enogastromiche, ma con una vitalità ed una grinta proprie della sua terra. Inizia con il suo parlare  tipico, storcendo il naso quando gli nominiamo i gran crù dell’enologia toscana, a tessere le lodi e spiegare le caratteristiche del vero ed unico (a suo dire)  modo di vinificare il chianti classico: “ San Giovese,Canaiolo,Trebbiano toscano e Malvasia” sono per il Lando gli unici e soli uvaggi da usare, sapientemente dosati,  per la produzione di quel miracolo enologico che ha conquistato l’Italia ed il mondo intero. Sono gli stessi, incalza il Lando, che sono stati usati da secoli. Al solo nominargli la parola barrique a momenti gli viene un colpo. Per non parlare quando l’amico comune, Riccardo, gli fa sapere che ha acquistato vini argentini da internet, apriti cielo. Per poterlo calmare gli abbiamo chiesto di farci visitare la sua leggendaria cantina. Come per incanto, ha raddolcito il viso, il tono si è fatto pacato e suadente e in men che non si dica ci siamo ritrovati in un altro mondo. Luci basse, per “non dare fastidio al vino” assoluto silenzio, e davanti a noi, ben allineate come un esercito pronto a dare battaglia, 36.000 (avete letto bene sono trentaseimila) bottiglie di Chianti Classico “originale”. Le annate, dal 1908 ad oggi, ci sono tutte. Molte sono ricoperte di polvere qualcuna non si è ben conservata ma quasi tutte sono in perfetto stato. Tutto contento ci dice sottovoce che pochi giorni prima ne aveva aperto, con degli amici, manco a dirlo, una risalente agli anni 50. Eccellente. Osservare ed ascoltare il Lando nel suo ambiente naturale, la propria cantina, è un vero e proprio spettacolo. Parla piano piano e ogni tanto volge un’amorevole occhiata a quelle bottiglie messe lì in bella mostra quasi come se volesse accarezzarle con lo sguardo. Quando si ritorna nel mondo reale è quasi come il ritorno di Alice dal paese delle meraviglie. Non sai se hai sognato, se ti sei solo immaginato quello che hai visto e sentito. Ma il Lando è lì con te e capisci che è tutto vero. Esistono ancora persone come lui. Ma il Lando non è solo un “vinofolo”, ci piace il termine, o un cultore del chianti classico, ma è anche e soprattutto un amante del mangiare e fare da mangiare (con il fondamentale aiuto della moglie Anna, bene e alla toscana. Nella sua locanda /albergo ci si possono trovare delle vere e proprie perle culinarie tipiche del suo territorio: le “Crepes alla Fiorentina” (Crepes fatte in casa ripiene di ricotta e spinaci cotti in forno e serviti con sugo e besciamella) il Coniglio in Umido e le Bracioline alla Fiorentina oltre che alla regina della tavola la “Bistecca di Chianina” che il Lando acquista di persona e con scrupolosa perizia. Il tutto bagnato, ovviamente , dal Chianti Classico vecchia maniera della sua cantina. Vi assicuriamo che dopo un pranzo del genere ed una visita alla cantina del Lando vi riconcilierete con la vita e benedirete quel toscanaccio ringraziandolo di essere così com’è e soprattutto gli raccomaderete di non cambiare mai. Ciao Lando alla prossima visita.

Mimmo Pagano

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’amico Riccardo Pignatelli.-

________________________________________________________________

CARLO L'ULTIMO FABBRO

Carlo, l'Ultimo Fabbro, è un uomo di 68 anni, dai capelli bianchi ed il fisico asciutto, che ogni giorno, alle 7 di mattina, apre l'officina ed inizia quelle 12 ore di lavoro quotidiano con le quali prosegue una tradizione che la famiglia conosce almeno dal '500, ma di cui egli resta l'ultimo rappresentante.

L'Ultimo Fabbro è un uomo di 68 anni, dai capelli bianchi ed il fisico asciutto, che ogni giorno, alle 7 di mattina apre l'officina ed inizia quelle 12 ore di lavoro quotidiano con le quali prosegue una tradizione che la famiglia conosce almeno dal '500, ma di cui egli resta l'ultimo rappresentante.


La ferriera, detta "Distendino", poiché vi si "distende" il ferro, si trova a Piè Lucese, nel comune di Pescaglia (LU): un luogo incantato, una sorta di ritaglio del passato a pochi chilometri dalla cosiddetta civiltà.


Non c'è telefono, non c'è l’ENEL, né televisione, né gas, né riscaldamento, perché Carlo vive il mestiere come un tempo, e lavora ferro e acciaio usando le stesse tecniche che furono di suo padre, di suo nonno, del bisnonno, e così via, indietro nel tempo, resistendo senza troppa fatica alle tentazioni della modernità.


L'ultimo fabbro produce attrezzi per l'agricoltura, il giardinaggio, il bosco, oggetti decorativi, ed altro ancora, ottenuti di solito da materiale di scarto, come binari dei treni o balestre dei camion.

Perché visitare questo luogo?

Perché è unico nel suo genere. La modernità, vista dal Distendino è quasi un optional, utile in certi casi, ma assolutamente superflua se non dannosa in molti altri...

Il mestiere qui diventa arte e stile di vita. Senza alcuno stampino, con il fuoco, il maglio, l'incudine, il martello, e la forza trasformatrice dell'acqua, ogni oggetto fiorisce da un unico pezzo, come il frutto sboccia da un unico fiore.

Quando si osserva quel martello imprimere i colpi nell'acciaio rovente è un intero mondo che si esprime e si realizza ai nostri occhi. Un mondo quasi scomparso, fatto di piccoli gesti, di solide abitudini, ma anche di gran saggezza e di silenziosa fantasia.

Quei colpi, fatti di rischio, di certezza, d'intenzione, d'immaginazione e di fatica, trasformano la materia, svelano la sua vera anima, mentre il silenzio, quasi estatico, quasi imbarazzante, separa un colpo dal successivo, divenendo attesa, respiro, come l'intercalare fra un battito cardiaco ed il successivo.

Il Distendino rappresenta così un profondo esempio di armonia e di unità fra l’uomo, il suo "fare", e la parte più elementale del nostro mondo. Qui, terra, fuoco, aria ed acqua, dialogano e s'intersecano.

Qui si realizza il rispetto e l'armonia fra l'uomo ed il mondo che lo circonda, un rispetto reverenziale, fatto anche di sfida, di tradizione, ma mai di oltraggio.

 L'ingegno della ferriera

Il materiale viene scaldato nella forgia, la cui fiamma è alimentata dal carbone ma è sostenuta dal vento prodotto dall'acqua: un sistema idro-eolico del '700, infatti, sfrutta lo spostamento d'aria che essa provoca quando cade e s'infrange. L'acqua dà vita al fuoco.


Numerosi anche i macchinari letteralmente inventati da Carlo e realizzati con pezzi rimediati qua e là.

Ammireremo il miracolo della materia che si trasforma e si lascia plasmare, come educata da un esperto domatore, che del paziente e silenzioso incedere, ha fatto i segreti della propria arte.

 Il luogo

Siamo in mezzo al bosco, pranzeremo nei pressi del torrente Pedogna, e lì sosteremo per meditare, lasciando che la natura, attraverso i suoni, gli odori, i colori, possa entrare in noi e per alcuni minuti ricondurci a sé.

Successivamente visiteremo altri luoghi, sempre percorrendo l'agile sentiero, compresa una piccola chiesetta costruita attorno a una pietra, dove si narra, sia apparsa la Madonna agli inizi del '900, una piccola grotta dove ogni anno viene realizzato un presepe molto suggestivo.

 L'ottima cena di un tempo

Per completare in bellezza la giornata avremo modo di apprezzare i sapori locali cenando al bellissimo ristorante Molin della Volpe, ricavato da un'antica cartiera dell'800.

Il menù prevede assaggi di sapori di una volta, preparati con ingredienti autentici.

 

Fonte: Anna Russo – educazione alimentare – www.supereva.it    

________________________________________________________________

 

 

DE GUSTIBUS

 Certamente Enea quando sbarcò su queste coste, esule dalla perduta Troia, per interrogare la Sibilla Cumana rimase incantato dalla suggestione di questi spazi sospesi tra la montagna ed il mare. Luoghi, questi, che al viaggiatore stanco offrono amenità e riposo in una sorta di dolce oblio, di limbo terreno a cui l’anima ed il corpo piacevolmente si abbandonano.  E’ in questo angolo di Campania flegrea che domina, è proprio il caso di dirlo, il locale di Nicola SCUOTTO  e della moglie Amelia. Il “DE GUSTIBUS”, questo è il nome del ristorante, si erge maestoso dominando il lago d’Averno, affacciandosi su quieti declini che si adagiano nel mare flegreo. Basterebbe già quest’incanto, impareggiabile e difficile da descrivere, a soddisfare il cliente più esigente. Ma questo è solo il preludio. L’inizio per una vera e proprio esplosione di sapori. Una Piedigrotta di sensazioni gustative che sommergono l’avventore che resta sempre in bilico tra il degustare le prelibatezze preparate dallo chef Michele TIANO e il godersi le amenità delle bellezze naturali. Per i fortunati che decidono di trascorrere un po’ di tempo in quelle zone godendo delle raffinatezze culinarie di Michele, vi consigliamo l’imperdibile genovese di mare: ovvero le “Trofie con vellutata di porri con frutti di mare”. Il pesce, rigorosamente freschissimo e quindi limitato al pescato giornaliero, è servito in tutti i modi e le maniere della zona. Per gli amanti delle sensazioni speziate vi suggeriamo, tra gli altri,  quale ottimo finale la “Sfogliata di Mandorle”. Un dolce composto di pasta sfoglia con crema di mandorle servito su salsa di cannella.  Per i vini, inutile dirlo, Falanghina dei Campi Flegrei e/o Piedirosso dei Campi Flegrei. Per i contatti e prenotazioni: 80070 Bacoli (NA), via Omero, 34.

Info-line tel. 081/8040388; cell. 347/7032863.-