La
piccola Cappella di Santa Matrona è un sacello (foto)
funerario annesso forse alla primitiva basilica paleocristiana.
Si presenta a pianta quadrata con agli angoli colonne di spoglio
sormontate da antichi capitelli, che sostengono quattro archi
piuttosto profondi. Nella parte absidale è situata, con funzione di
altare, una vasca di marmo, che la tradizione vuole contenesse, come
un sarcofago (foto), le spoglie della Santa, e che è
evidentemente stata tratta da un edificio capuano di età imperiale
in cui aveva la funzione di fontana.
Sulla volta e su tre delle quattro lunette si dispiega una
sfavillante decorazione a mosaico (foto) nella
quale i colori dai toni freddi e le abbondanti lumeggiature d’oro
risaltano sul fondo blu intenso. Nell’intradosso degli archi
troviamo grosse cuspidi di melograni nascenti da cesti di vimini.
Quattro palme, simbolo di vittoria nel martirio, seguono le linee
degli spigoli della volta, convergendo verso un medaglione del
quale è perduto il motivo centrale e che è incorniciato da una
greca.
I quattro spicchi in cui è divisa la volta hanno una perfetta
corrispondenza geometrica e compositiva, tutti presentano tralci di
viti carichi di grappoli che si irradiano in volute digradanti,
nascendo da un cratere dorato ai cui lati sono affrontati due
uccelli, diversi in ogni campata, in atto di beccare l’uva. Tutta la
volta è bordata da un motivo di peltre rosse e fiori rosati. Le
lunette che chiudono gli archi, conservano solo in parte la
decorazione musiva: una è completamente perduta e di un’altra si
conserva solo la metà sinistra.
ella
lunetta al di sopra dell’ingresso vi è un busto di
Cristo
(foto) benedicente entro un clipeo ai cui lati
sono le lettere apocalittiche: alpha e omega. Il maestoso volto del
Cristo, barbato, con folta chioma e dai tratti massicci è di tipo
orientale.
La lunetta di sinistra presenta al centro il trono (foto) divino, ornato di pietre preziose e di un cuscino sul quale
poggia il rotulo dei sette sigilli, simbolo della parola di Dio.
Sulla spalliera posa la colomba simbolo dello Spirito Santo; ai lati
compaiono i simboli alati degli Evangelisti: a sinistra il
vitello (foto) di San Luca, a destra l’aquila
(foto) di San Giovanni.
Nella
lunetta di destra rimane solo il simbolo di San Matteo, il busto di
un angelo (foto), mentre è perduto il leone di San Marco. Da un’incisione
di M. Monaco
conosciamo il soggetto che campeggiava nella lunetta di fondo: una
Croce gemmata posta al di sopra di un monte dal quale scorrevano i
quattro fiumi del paradiso, e ai lati, in file sovrapposte, dodici
colombe a rappresentare gli Apostoli.
I mosaici, che rientrano nella grande tradizione musiva
paleocristiana che ebbe in Campania una notevole fioritura, degna
del confronto con Roma, Ravenna e Milano, sono stati variamente
datati, tra gli inizi del V ed il VI secolo, ma l’assenza del nimbo
intorno alle teste dei simboli degli Evangelisti e del libro
accanto a ciascuno di essi, assieme alla presenza di elementi
decorativi di piena tradizione classica, fanno propendere per la
datazione alla prima metà del V secolo.
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