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CLAUDIA MONACO

Nata a Santa Maria C.V. il 9 giugno 1985 ma vive a San Prisco dal giorno dopo.

Ha frequentato l'asilo delle Suore Immacolatine a Palazzo Russo, le elementari a via Verdi e le medie "B.Croce". Tutto rigorosamente a San Prisco.

Gli studi superiori sono svolti a Santa Maria C.V. al Liceo Scientifico "E.Amaldi".

Attualmente frequenta Scienze della Comunicazione all'università di Fisciano (Salerno).

Scrive da oltre un anno sul settimanale indipendente casertano "Il Caffè".

Le sue grandi passioni sono la scrittura e il cinema.


 

TRE GENERAZIONI DI SCOUT A CONFRONTO

Il 2005 si chiude con un evento speciale per la città di San Prisco: l’apertura

dell’anno celebrativo dei quarant’anni dalla fondazione del Gruppo Scout, avvenuta

Domenica 11 dicembre, con la celebrazione Eucaristica presieduta dal Parroco

don Enzo Di Lillo e dagli A. E. Scout. Ne è seguito un momento di festa nella scuola elementare di via Verdi, nei cui locali una mostra fotografica ha ripercorso la storia

dello scoutismo a San Prisco e i momenti più significativi e memorabili del gruppo.

Ritorniamo indietro fino al 1961 quando Mimmo Abbate, ritornato da Parma,

incontra Padre Oreste Verazzo Oblato di Maria Immacolata, assistente di gruppi

giovanili della parrocchia di Loreto. Reduce da un’esperienza scout a S. Maria a Vico

negli anni ’50, è proprio padre Verazzo ad insistere e a sollecitare

il giovane ad iniziare anche nel loro paesino l’avventura dello Scoutismo.

Questo movimento ha radici molto profonde risalenti a inizio ‘900.

Fu il generale inglese Sir Robert Stephenson Smyth Baden – Powell,

una volta congedatosi dall’esercito e dalle tante battaglie combattute

in India e in Sud Africa, a dedicarsi totalmente all’educazione dei giovani e ad ideare

il “METODO SCOUT” che asseconda la naturale propensione degli adolescenti verso l’avventura e lo spirito di gruppo. Recuperando i giovani di strada, questo metodo

li educava ad essere cittadini responsabili, tesi alla ricerca della pace tra i popoli.

Lui, Baden – Powell, che aveva sempre servito l’arma inglese e partecipato a guerre

contro altri esseri umani.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 1941, il movimento scout si diffonde in tutto

il mondo, anche in Italia, trova in gran parte di esso sempre nuovi iscritti,

il cui  numero incrementa vertiginosamente fino a toccare, alla fine degli anni ’90,

quasi 200.000 associati.

Come ogni storia, anche quella dello scoutismo italiano incontra ostacoli e sofferenze.

Dal 1927, una serie di decreti fascisti sempre più duri contro il movimento educativo, costrinse le associazioni a sciogliersi, le cui attività ripresero solo negli anni ’50.

Per il gruppo sanprischese, dopo varie esperienze di campi estivi,

arriva il 12 dicembre 1965, giorno in cui il reparto San Prisco I viene registrato

nell’elenco ufficiale dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani).

L’anno sociale ‘65/’66 è nella sua storia l’anno ufficiale della nascita e dell’unione con

la grande famiglia degli scout di tutto il mondo.

Dopo sei anni, nel 1971, nasce il Branco dei Lupetti di S.Luigi Gonzaga, voluto da

Alfonso Rosmino, primo Akela del gruppo sanprischese. Un evento che precede di tre

anni la fondazione dell’Agesci, l’associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, sorta

dalla fusione dell’ASCI con l’AGI, la sua corrispondente femminile, entrambi di

ispirazione cattolica. Ragazzi e ragazze dai 7 ai 21 anni in oltre 2000 diverse

realtà locali parrocchiali, di quartiere o di paese, seguono i 30.000 adulti educatori

che propongono il metodo scout in Italia.

La mostra fotografica ha attirato tanti scout di oggi, di ieri e dell’altro ieri che,

attraverso le foto, hanno ripercorso piccoli e grandi eventi della loro adolescenza e giovinezza. Bastava un dettaglio o un particolare per ricordare l’esperienza nel Bosco

di Roccamonfina o di come si erano riparati da un furioso temporale. Grande ilarità nel ripensare alla cucina del campo, scarna ed essenziale, ma con la grande

soddisfazione di averla preparata con le proprie mani.

Calava la sera e la fatica, i disagi si accantonavano e lasciavano il posto al

divertimento: l’importante era stare tutti insieme!

Il canto, il suono della chitarra, le piccole esperienze teatrali, il gioco,

costituivano il collante della loro amicizia. Consapevoli di aver appreso,

proprio negli anni della loro crescita, quel famoso senso critico che tanto

Baden – Powell e il suo metodo cercavano di diffondere: saper distinguere

il bello dal brutto, l’utile dall’inutile, il necessario dal superfluo, affinché si scegliesse

solo ciò che era giusto per respingere ciò che era sbagliato. Una passione,

un’avventura, un’esperienza, un legame che vive ancora nelle nuove generazioni di

Scout, tangibile proprio in quel giorno di festa dove i padri accompagnavano i loro

figli-scout per mano, nella lunga galleria di ricordi, il cui seguito è tutto ancora

da scrivere. 

 

 

 

GALLERIA FOTOGRAFICA

 

     

      

       

                                                                                                       

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